mercoledì 17 novembre 2010

Addio alle ricette della nonna e gli italiani tradiscono i fornelli

Il "Wall Street Journal" paventa l'estinzione della buona tavola del Belpaese. Colpa della fretta e del lavoro. Secondo le ricerche più recenti un terzo della popolazione si disinteressa di ciò che c'è nel proprio piatto

di LICIA GRANELLO
"Viva la pasta col pomodoro. E l'extravergine, il basilico e tutto l'insieme di ingredienti e saperi che sotto il nome di Cucina Mediterranea da ieri fa parte del patrimonio dell'Umanità, grazie alla decisione, votata all'unanimità, del comitato Unesco riunito a Nairobi. Una scelta attesa e piena d'emozione, vista la dedica al sindaco di Pollica, città madre della dieta, Angelo Vassallo, trucidato due mesi fa.

Peccato che proprio nei giorni scorsi il Wall Street Journal abbia pubblicato un articolo in cui si paventa il rischio di estinzione proprio per la nostra cucina di tutti i giorni, quella della nutrizione e dell'accudimento, tramandata dalle madri (ma anche da nonne, zie, balie, cuoche) alle figlie, secondo un asse gastro-ereditario tutto al femminile, generazione dopo generazione. Scavalcando confini di genere e tradizioni secolari, il quotidiano newyorkese affida addirittura a uomini e donne di nuova generazione, i cosiddetti "kitchen orphans", orfani della cucina, il compito di recuperare i princìpi dell'home cooking.

Il guaio è che la cucina italiana - tutta ingredienti e terroir - gode di una tale, incontrastata fama planetaria, da non ammettere cedimenti, né passi indietro. Si stupiscono, gli americani che i piatti cucinati nei film da Sofia Loren non siano più il nostro pane quotidiano. Ma tant'è: i dati del primo rapporto sulle abitudini alimentari degli italiani, realizzato da Censis per Coldiretti, raccontano un Paese dominato da quello che i ricercatori hanno battezzato come il nuovo politeismo alimentare.

Sfuggiti per motivi genetico-culturali agli assalti del McMondo, abbiamo imparato ad assemblare golosità e abitudini, novità e nozioni dietetiche in un pout-pourri che si traduce in carrelli e menù da veri schizofrenici del gusto. Compriamo biologico superfresco e inscatolati, cibi pre-cotti ed equo solidali, km zero e frutta esotica. Pretendiamo molto e ci accontentiamo di poco. Quasi la metà degli italiani si considera in sovrappeso e ben più di un terzo si danna di non riuscire a nutrirsi in maniera più sana. Uno su quattro mangerebbe più frutta, se solo costasse di meno, mentre i consumi dei vari salti in padella, non esattamente economici, sono in crescita costante.

A coronamento di tanto guazzabuglio alimentare, ben un terzo degli intervistati si disinteressa totalmente della qualità di ciò che ingoia quotidianamente. Si tratta di una percentuale da allarme rosso per la salute degli italiani e di conseguenza per i costi sanitari nazionali, se è vero che i fattori di rischio legati all'obesità - problemi cardiocircolatori, diabete, ipertensione, infarto, alcuni tumori, arteriosclerosi - si traducono in circa 23 miliardi di euro annui, di cui oltre il 60% dovuti all'incremento della spesa farmaceutica e ai ricoveri ospedalieri.
Certo, non ci sono più le casalinghe di una volta, figlie di un altro tempo, come i pomodori, le tribune politiche e le gite fuori porta. In più, l'Italia, che pure avrebbe la buona cucina di casa nel suo patrimonio genetico, è peggio attrezzata di quasi tutti i paesi europei in termini di servizi, part time e orari flessibili, spese a domicilio o su Internet.

Secondo il Wall Street Journal, dovremmo ritrovare lo spirito delle Mères de Lyon, le cuoche lionesi degli anni '30 che applicarono ai menù quotidiani la grande cucina borghese di Francia, per risparmiare sui costi del mangiare fuori casa e preservare la salute, "ripristinando una cultura che è l'invidia di tutto il mondo". Anche a costo di mettere al fornello indistintamente maschi e femmine, purché volenterosi. Chissà se sono ammesse almeno le insalate in busta."

La penso proprio allo stesso modo dovremmo tornare alle origini, riscoprire i veri sapori ed i veri valori. Per questo Natale il tema delle feste a casa nostra sarà proprio "RITORNO ALLE ORIGINI": menù classici di un tempo, messa, gioco e atmosfera calda e magica. Non significa regredire significa essere intelligenti guardarsi indietro e scoprire che forse quello che avevamo un tempo non era poi così male e che converrebbe integrarlo nuovamente nelle nostre vite....come la Cucina delle Nonne!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono proprio d'accordo!W il ritorno alle origini!